c. Viaggiatori.
c.1 Albert Einstein
Quella estate del 1895 Albert Einstein appena sedicenne giunse a Genova a piedi proveniente da Voghera. Albert aveva una vera e propria passione per le escursioni a piedi. le indicazioni sul tracciato da seguire gli erano state fornite da un certo signor Marangoni di Casteggio: da Pavia con il treno a vapore fino a Voghera, poi a piedi per la Val Staffora fino al Passo del Penice, poi Bobbio e la Val Trebbia seguendo le strade provinciali verso Ottone, poi Torriglia ed infine Genova. Einstein ricordò l'esperienza dell'attraversata degli Appennini con grande entusiasmo, in quella Val Trebbia dove anche un grande scrittore come Hemingway lascerà il cuore. Giunto in Genova Albert si recò in Piazza delle Oche, dove lo zio Jacob aveva uno scagno (un piccolo ufficio). Jacob Kock, di una famiglia di mercanti di grano all'ingrosso, era il fratello della madre di Albert e di Caesar, lo zio preferito da cui spesso si recava a Bruxelles. Il giovane era in Italia per ricongiungersi a Pavia con la famiglia che in quel periodo risiedeva in via Ugo Foscolo al numero 11, proprio dove nel 1809 il poeta aveva abitato. Albert era appena fuggito dal ginnasio di Monaco, dove si sentiva solo e depresso. Di quel periodo ricorderà spesso di un insegnante che gli disse che sarebbe stato molto più contento di non averlo fra i suoi allievi. Albert ribattè di non aver mai fatto nulla di male, ma il professore replicò: "E' vero, ma te ne stai lì, nell'ultimo banco, e sorridi e ciò offende il senso di rispetto che un insegnante esige dalla classe." Non sapeva, l'insegnante, che stava parlando col più grande scienziato di tutti i tempi.Mauro Salucci©
c.2 Franz Liszt.
Il 10 luglio 1838 Franz Liszt era a Genova, dove si esibì al numero 2 del Campetto, nel meglio conosciuto Palazzo del Melograno. Non tornerà mai più a Genova, dopo leggerete perchè. Ad accompagnarlo nel concerto era il violinista Sivori e per la parte vocale il maestro Novella. All'epoca, appena ventisettenne, era probabilmente già il migliore esecutore europeo di pianoforte e non nascondeva di dovere tutto o quasi ai compositori e musicisti italiani, Rossini ma anche e soprattutto una sconfinata ammirazione per Paganini, tanto da fargli ammettere più volte di avere tentato con lo strumento del piano ciò che fece il genovese con il violino. Per l'occasione il giovane musicista era accompagnato nel suo viaggio in Italia dalla compagna, la Contessa Marie d ' Agoult, gelosissima. Il concerto fu un successo, ma avvenne che in sala una fanciulla, appena diciassettenne, appartenente alla famiglia dei Pallavicini, letteralmente stregata dal fascino dell'esecutore, gli si sedette accanto mentre suonava, rimanento in atteggiamento catatonico per tutta l'esecuzione. La notte trascorsa a Genova fu segnata da un malore della contessa Marie, forse proprio per la vicenda della ragazza in sala. Insomma, il Liszt proprio come Paganini soggiogava con naturalezza il pubblico , soprattutto quello femminile. Il 14 di luglio scriveva la Gazzetta di Genova: "Mirabile è...la forza e l'agilità della sua mano, mirabile la maniera con cui si crea le più astruse difficoltà e la disinvoltura onde le vince..."Mauro Salucci©
c.3. Chopin e la Sand
Nel maggio 1839 Frédéric Chopin giunse a Genova con George Sand accompagnata, per l'occasione, dai due giovani figli Maurice e Solange. A Genova, i due si trattennero per una decina di giorni. Chopin era di salute cagionevole e non prese parte a tutte le visite che fece la Sand. Egli fu particolarmente interessato alla storia di Cristoforo Colombo e, scrisse la Sand, che tornava da Maiorca e da un tribolato inverno, di quei giorni in "Histoire de ma vie" : """...Vedo Chopin rinascere con la primavera...ha approvato il nostro progetto di andare a trascorrere qualche giorno a Genova. E' stato per me un piacere rivedere con Maurice tutti i bei palazzi e tutti i bei dipinti che questa affascinante citta' possiede..."""Ogni sera, la Sand, nel suo soggiorno, fu invitata a cena dai nobili di genova, primo fra tutti il raffinato cultore di lettere marchese di Negro. Si racconta di quella sera a cena che, nel corso della serata, la Sand non proferi' parola, come usava fare quando non conosceva i commensali. Questo atteggiamento venne interpretato in modo molto negativo dalle dame presenti. Al termine della vacanza a Genova, Chopin e la Sand tornarono a Marsiglia via nave ed incontrarono, come scrive nel suo diario, una terribile tempesta che debilito' ulteriormente Chopin il quale all'arrivo fu ricoverato in casa di un medico amico. Quel viaggio fu praticamente il capolinea della relazione fra Chopin e la Sand.Salucci Mauro©
c.4 Michelet a Nervi
Una targa in marmo in Via Aurelia 1, a Genova Nervi, ricorda la permanenza di uno storico di certa rilevanza, tale Jules Michelet, che giunse presso le dolci coste di Genova Nervi alla fine della sua scrittura della "Storia della Rivoluzione". Le scogliere di Nervi accolsero questo personaggio importante come fecero con altri. L'Italia divenne nell'Ottocento un luogo privilegiato per lenire i dispiaceri delle fallite rivoluzioni o, comunque, delle mancanze di apprezzamento ...da parte dei paesi natii, fossero essi la Francia, la Germania o la Russia. Il Michelet giunse in Liguria dopo essere stato destituito dall'insegnamanto al Colège de France dopo il suo rifiuto di giurare la fedeltà a Napoleone III. Dal Novembre 1853, inizio del suo esilio volontario ad Aprile 1854, la mamma Italia che lo accoglie con la dolcezza del suo clima, ne fa un altro uomo. Nel momento del suo commiato scriverà "Sia benedetta questa povera e rude terra! Vi ero entrato debole e malato e stavo per uscirne, nonostante tutto, fortificato e press'a poco ristabilito." Nei mesi in Liguria inizia a destarsi nello storico l'interesse per il naturalismo. Osserva l'entroterra difficile , le burrasche frequentissime sulle scogliere nerviesi . In quei mesi prende appunti, aiutato da una giovane ragazza, madame Athenais che aveva sposato . Questi appunti lo porteranno a scritti pubblicati successivamente ma tutti concepiti in Italia "L'uccello" (1856), "L'insetto" (1857) ed altri in cui l'uomo in una sua introspezione cede la sua rinascita nella natura. Di Genova ebbe a scrivere "...questi piani stupendi, intersecati da aranceti, da terrazze, colpiscono e sorprendono..."Mauro Salucci©
c.5. Il Presidente Wilson a Genova.
Era il 4 gennaio del 1919. Sulle mura del centro di Genova gli attacchini affiggevano in bella mostra i manifesti firmati dal sindaco, il generale Massone : "Concittadini, domani il presidente Wilson arriverà a Genova. L'Illuminato Reggitore degli Stati Uniti d'America, il grande successore di Washington e di Lincoln sarà ospite della città nostra..." La giornata del 5 gennaio, il treno presidenziale si fermò a Brignole, alle otto del mattino. Il cielo si oscurò ed iniziò una... pioggia torrenziale, unita ad un vento fortissimo che piegava gli ombrelli. A San Benigno le artiglierie esplosero colpi a salve ed il corteo di macchine si mosse verso Via XX Settembre preceduto da un imbarazzante plotone di bersaglieri ciclisti che lottavano per avanzare sotto una pioggia divenuta proibitiva. Giunti in Corvetto, Wilson si fermo' per rendere omaggio a Mazzini e poi chiese di disertare la tappa del Comune per rendere omaggio alla tomba di Mazzini a Staglieno. Arrivati in Piazza Manin, al sindaco venne fatto notare che con la pioggia in corso, il passaggio in zona Bisagno poteva esporre a rischi. Il corteo torno' indietro ed il Presidente chiese assolutamente di vedere la casa di Colombo. Detto fatto, fu la volta della visita in Comune, dove i giornalisti ebbero modo di ammirare la bellissima moglie di Wilson " alta, formosa, bionda..." Qui il Presidente venne nominato cittadino onorario e dottore aggregato della facoltà di legge. Alle 11 il gruppo presidenziale era già stato ricondotto alla Stazione Principe. Lasciò la città salutandola dai finestrini sotto fiumi d'acqua e saette.Mauro Salucci©
c.6. Un americano a Sestri Ponente.
Chi ha letto Hemingway si è reso conto della capacità di evocare tramite la sua letteratura sensazioni di immensa vitalità dall'osservazione di paesaggi normali, quasi scontati. Era il 1922, a bordo di un'auto viaggiava da Genova verso ponente: " "Pioveva a dirotto quando passammo per i sobborghi di Genova e anche andammo molto piano dietro ai tram e ai camion, il fango schizzava sul marciapiede così che la gente si affrettava a rifugiarsi nelle porte delle case quando ci ved...eva arrivare. A San Pier d'Arena, il sobborgo industriale di Genova, c'era una larga strada con delle rotaie da una parte e dall'altra, e ci tenemmo nel mezzo per evitare d'infangare gli uomini che tornavano a casa dal lavoro.Alla nostra sinistra avevamo il Mediterraneo. C'era mare grosso, le onde si rompevano e il vento ne portava gli spruzzi fino all'automobile. il letto di un fiume che quando eravamo passati venendo in Italia era largo, asciutto e pieno di pietre, adesso scorreva in piena e l'acqua arrivava fino agli argini. Quest'acqua fangosa scolorava quella del mare e quando le onde, rompendosi, si assottigliavano e diventavano bianche, anche l'acqua gialla si schiariva e fiocchi di spuma, portati dal vento, volavano attraverso la strada...una grossa automobile ci sorpassò ad alta velocità e una cortina d'acqua fangosa ricoperse il parabrezza e il radiatore. Il tergicristallo automatico si muoveva avanti e indietro appannando il vetro. Ci fermammo a mangiare a Sestri. Non c'era riscaldamento nella trattoria e tenemmo addosso pastrano e cappello. potevamo vedere la macchina fuori, attraverso la finestra.. Era coperta di fango e stava accanto a barche tirate in secco, lontano dalle onde. Nella trattoria il nostro fiato faceva nuvolette....La pasta asciutta era buona il vino sapeva d'aceto e lo allungammo con l'acqua. Dopo il cameriere portò una bistecca con le patate fritte. Un uomo e una donna sedevano all'estremità più lontana della sala. lui era un uomo di mezza età e lei giovane e vestita di nero. Durante tutto il pasto si vide il suo respiro nell'aria fredda e umida. L'uomo la guardava e scuoteva la testa. Mangiavano senza parlare e lui le stringeva la mano sotto la tavola. La donna era bella ed entrambi sembravano molto tristi. Avevano vicino una valigia..."Mauro Salucci©
c.7.Emilio Salgari e la biblioteca allagata.
Emilio Salgari visse a Genova, precisamente in Sampierdarena, Via Vittorio Emanuele nr. 2 , quartiere Coscia, dal 1898 al 1900. Si era trasferito qui per seguire il proprio editore, il berlinese Donath, che aveva aperto i propri uffici in Via Luccoli. Si racconta che una mareggiata (la casa di Salgari era dinanzi al mare) inzuppo' irrimediabilmente l'enorme carico di enciclopedie e testi marinareschi che Salgari usava in casa per documentarsi scrivendo i suoi racconti. Propri...o a Sampierdarena nacque il terzo figlio, Romero, che venne battezzato nella ora demolita Chiesa di N.S. delle Grazie, allora nei pressi dell'attuale Via di Francia. A Genova, conobbe tale Carlo Tallone di Pontedecimo, che divenne suo vicino di casa, nonchè illustratore di fiducia delle sue storie. Parecchi gli spunti che la citta' offri' a questo scrittore veronese, uno fra tutti il taverniere Merlotti, di Sottoripa, di cui nei suoi libri esalta la giuppin (la zuppa alla marinara). Da Sottoripa passava quando, uscendo dall'editore in Via Luccoli, saliva sul tram a cavalli che partiva da Caricamento per Sampierdarena.Mauro Salucci©
c.8. Un disturbatore dei viandanti in Genova.
(Giuseppe Musso nel frangente dell'esecuzione capitale, Musso detto "Il Grande Diavolo" in una incisione originale all'acquaforte stampata e pubblicata a Vienna dalla casa editrice Artaria & Comp. nei primi anni dell'Ottocento.) In Ruta di Camogli, nella salita che porta in direzione di Santa Margherita Ligure, nel 1800 era ubicata un'osteria che era anche la casa di uno dei piu' temuti e sanguinari banditi di tutta la Liguria, Giuseppe Musso, detto "Il Grande Diavolo". tutto... ando' bene finche' assali' i convogli francesi delle truppe d'occupazione. Quando i francesi lasciarono la Liguria, inizio' a derubare i suoi conterranei e divenne fuorilegge. L'episodio piu' sanguinario del Musso e della sua banda, fu l'assassinio a sangue freddo di un'intera famiglia di Molassana che gestiva un'osteria e degli avventori presenti per derubarli dell'incasso e degli averi. Privo di timore, si trasferi' nel centro di Genova , in crosa di San Giuseppe, che da quel giorno fu soprannominata "La crosa del Diavolo". Dimmi con chi vai e ti diro' chi sei. Oppresso dalla solitudine e dalla sua vita dissoluta, cerco' una compagna e la trovo'. Tale Felicita Laccio, avveleno' il marito e strangolo' le sue due giovani creature per accompagnarsi col Grande Diavolo. Si dice che fosse bellissima d'aspetto e che vestisse in tutto e per tutto come un brigante, con mantello e cappellaccio. Le milizie locali non riuscirono per parecchio ad avere ragione del bandito, della sua compagna e dei suoi accoliti, seminando una sconfitta dopo l'altra, con cospicue perdite di soldati. Infine, uno scaltro capo della polizia di nome Antonio Maghella, riusci', mettendo una taglia di 6000 lire sulla coppia di briganti, a farli tradire da un complice, catturandoli e facendoli giustiziare il 12 novembre del 1804. Racconta chi assistette all'esecuzione nei pressi di Passo delle Olivette, che dopo la fucilazione, nulla rimase dei corpi . Solo un profondissimo buco dov'erano caduti: il Diavolo era venuto a riportarli nelle viscere della terra.Mauro Salucci.
c.9. Gogol a Genova.
Il grande scrittore ucraino Gogol, nel 1837, visito' Genova e nel 1842 pubblico' un racconto su un principe e descrisse cosi' il suo incontro con la citta': """....la magnifica Genova! Si ergevano davanti a lui, doppiamente belli, i suoi campanili a vari colori, le chiese a striscie di marmo bianco e nero e tutto l'anfiteatro della citta' dalle molte torri, che d'improvviso lo circondo' da ogni pa...rte, quando il piroscafo si avvicino' all'approdo.Non aveva mai visto Genova. Quella varieta' di case, chiese e palazzi, in giochi di luce multicolori, quell'aria sottile, frizzante, inconcepibilmente azzurra, erano una cosa unica. Sceso a terra, si trovo' a un tratto in quelle stradette buie, strette, straordinarie, a lastroni, da cui s'intravvedeva appena una striscia di cielo azzurro. Lo colpi' quel breve spazio di cielo fra le case altissime, enormi, l'assenza di ogni rumore di veicoli, le piccole piazzette triangolari e fra di esse, come angusti corridoi, le vie a serpentina, piene di botteghe d'argentieri e di orafi genovesi. I pittoreschi veli di merletti delle donne, appena mossi da un tiepido scirocco; il loro passo fermo, il sonoro dialetto per le strade; le porte spalancate delle chiese, l'odore d'incenso che ne usciva..."""Mauro Salucci©
c.10. Un Re che amava i maccheroni.
Il 27 aprile del 1907 Chulalongkorn, della dinastia Chakri, re del Siam, più conosciiuto come Rama V , uno dei più amati regnanti della Thailandia dal suo popolo, giunse a Genova a bordo di un piroscafo che attraccò al ponte intitolato all'Imperatore Federico Guglielmo. Il piroscafo che trasportava Sua Maestà era tedesco e si chiamava Sachsen e proveniva da Napoli. La figura di Rama V incuriosì molto le autorità cittadine, che accorsero copiose ad accoglierlo, perchè provenie...nte da un mondo orientale che per i tempi aveva un'impronta misteriosa ed affascinante. Ad inizio '900 la Liguria aveva con la Thailandia stretti rapporti e diversi artisti emigrarono in quelle terre, creando un grande interesse per l'esotismo che rappresentavano. Questo interesse era reciproco, perchè lo stesso Chulalongkorn volle visitare il Cimitero di Staglieno ed i palazzi di Via Garibaldi con il sogno di riprodurre il tutto in Bangkok. Approfittò dell'incursione in Italia per fare una scorta di marmo bianco di Carrara. Restò solo un giorno in Genova, per poi partire alla volta di Sanremo, dove ebbe un incontro con la famiglia reale. Nel giorno in cui rimase, raccontano i rotocalchi locali, si perse volontariamente fra la folla della città in pieno anonimato consumando in osterie dei vicoli maccheroni e vino rosso.Mauro Salucci©
C.11 Mauro Salucci La storia terribile del Vapore Sirio ci parla di una nave partita da Genova nell'agosto del 1906 carica di emigranti e di un naufragio che costò la vita a cinquecento persone, tutte stipate nelle stive, la "terza classe" di queste imbarcazioni. Una nave passeggeri facente parte della "Navigazione Generale Italiana" iscritta nel Registro Navale di Genova , un fiore all'occhiello dei cantieri navali "Napier & Sons di Glasgow. Per la precisione i morti furono 350 ed i dispersi 150. Cifre incerte, perchè mai si seppe quante persone vennero imbarcate dal personale che governava la nave. Veri e propri scafisti, che fecero una inspiegabile sosta presso le Islas Hormigas, poco più a sud di Alicante. Una sosta fuori rotta, allo scopo di imbarcare clandestini. Una caratteristica di questi isolotti era quella di affiorare di poco dal mare e di essere isole piccole come formiche con rilievi appuntiti che tagliarono la sottile lamina di metallo delle stive dando luogo alla tragedia. Varato nel 1883, lungo 115 metri e largo 12, del peso di quattromila tonnellate, il transatlantico Sirio si trova ancora in fondo al mare.