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d. curiosità.

d.1 Un fatto di cronaca.

Nel 1950, avvenne un fatto strano, sul trenino di Casella. Una ragazza si butto' giu' dal treno in movimento, pare per sottrarsi ad un matrimonio combinato della famiglia di appartenenza. La famiglia la cerco' disperatamente, senza riuscire a rinvenirne almeno il cadavere. Fu pubblicato anche un annuncio con tanto di foto sulla Domenica del Corriere. Ma non fu una brillante idea. Infatti, poco dopo, un testimone affermo' di avere riconosciuto nella ragazza dispersa, un affermato ragioniere di Milano, perdipiu' sposato...In fretta e furia, i familiari fecero preparare al loro avvocato le pratiche per la dichiarazione di morte presunta della figlia.Mauro Salucci©

 

d.2 I tre centurioni romani.

Lo stemma  di Triora, nell'entroterra imperiese, è costituito da un cerbero con tre teste e le bocche spalancate. Simbolo pauroso ed immaginifico. Si dice che queste tre bocche orrendamente aperte, corrisponderebbero a quelle di tre "cani sciolti", per la precisione tre centurioni romani disertori, che si distinsero nella valle Argentina per furti ed omicidi. I loro nomi erano Tages, Pompeius e Cerio, fondatori dei paesi di Taggia, Pompeiana e Ceriana.Mauro Salucci©

d.3 Antoniotto Usodimare scrive ai suoi creditori.

Alla Biblioteca Universitaria di Genova è custodita una lettera di Antoniotto Usodimare indirizzata ai suoi creditori in cui si scusa di non aver onorato i suoi debiti e chiede una dilazione di altri sei mesi. La lettera è del 12 dicembre 1455 e con essa comunica di non avere buone notizie. Le sue navigazioni in terre lontane alla ricerca di fortune si sono spinte oltre le coste della Guinea per oltre 800 miglia. Sulle tracce di giacimenti d'oro è dovuto fuggire, invertendo l...a marcia sul fiume a causa degli indigeni "piscatores" che gli hanno lanciato contro frecce avvelenate. Poi prosegue con notizie inutili per i creditori. Racconta di essere riuscito in una transazione e di avere ricevuto in cambio di vestiti 40 schiavi, zanne di elefanti e pappagalli che ha imbarcato sulla sua caravella.Poi di avere incontrato nella giungla un genovese, probabile ultimo discendente della missione dei Vivaldi delle Vigne nel 1291. Antoniotto invita comunque i creditori ad avere pazienza. Nel 1462, al ritorno a Genova, è più povero di quanto fosse alla partenza. Muore lasciando i debiti alla moglie ed alla prole, i quali vengono benevolmente manlevati dal Governo dal doverne rispondere.Mauro Salucci©

d.4 Il Cinema Orfeo di Genova.

Anno 1970. Prima proiezione di "Anonimo veneziano". Il cinema era stato fondato nel 1914 e si trovava sotto i portici di Via XX Settembre scendendo verso Piazza della Vittoria lato sinistro, sotto la Chiesa di Santo Stefano.Mauro Salucci©

 

 

d.5. La triste storia di Teresa Poggi.

La donna ligure è capace di amare oltre ogni confine.Ne è la prova la storia di Teresa Poggi, che nacque a Sanremo nel 1760. Già sposata con un grigio impiegato amministrativo sotto l'amministrazione francese, s'innamorò perdutamente di Filippo Buonarroti, Commissario nazionale del distretto di Oneglia, anch'egli sposato. Non risulta da nessuna parte che i due abbiano mai lasciato lo sposo o la sposa. Nel 1796 il Buonarroti fu messo sotto processo in seguito alla Congiura degli Eguali. In aula, a tutte le udienze, che si tenevano nella città di Vendôme, si presentò sempre Teresa, che così venne descritta sui rotocalchi "la presenza di questa donna, bella e piangente,suscitò molto interesse, così come ammirazione e simpatia riscosse la dignità e l'eloquenza del prigioniero. Questo accusato ha suscitato grande interesse accresciuto ancora dalla presenza della sua sposa, che non sembra vivere che per lui."" Teresa Poggi non ebbe mai figli, nè dal marito, nè dal Buonarroti e per seguirlo, si allontanò dalla provincia ligure e si stabili' nei pressi della prigione arrivando a scrivere accorati appelli al governo francese per poter vivere in cella insieme a quello che reputava essere l'uomo della sua vita.Cosi' scrisse,nel 1796 spacciandosi per moglie "Una donna spinta dalla disperazione vi scongiura, cittadino, di vedere il suo infelice marito...quest'uomo che voi stimereste se lo conosceste, non ha altro bene che me...io non ho riposo nè pace lontana da mio marito.""" Passarono anni e Buonarroti, uscito dal carcere, si rifece una vita a Ginevra, con un'altra donna. Venutane a conoscenza Teresa lo avvicinò, ma la proposta di Filippo fu di convivere in tre. Sdegnata, Teresa, invece di prendersela con il Buonarroti prego' per la morte della nuova moglie, che infine avvenne. A quel punto la loro relazione continuò in modo epistolare. Lei mise in chiaro che il suo amore era ancora vivo, ma che l'età di 77 anni ormai giunta poteva dire la parola fine ad ogni progetto.Mauro Salucci©

d6. Cric e Croc in Liguria

Stan Laurel e Oliver Hardy, detti amichevolmente Cric e Croc arrivarono quel 24 giugno del 1950 alla Stazione Ferroviaria di Sanremo acclamati dalla popolazione e dai bambini al settimo cielo. Come sempre diedero prova di grande simpatia ed empatia con la gente grazie alla loro straordinaria gestualità. Provenivano da Nizza e si trattennero un paio di giorni in Liguria, da dove partirono per un incontro col Papa a Roma.Foto Moreschi©

d7. Marlon Brando compra le sigarette.

Marlon Brando saluta il fotografo dal treno in partenza da Genova Principe.Era l'anno 1955 e Luchino Visconti lo voleva come interprete in "Senso" ma poi non se ne fece nulla per problemi di costi. Sposato quattro volte e padre di undici figli, Marlon Brando era bisessuale. il biografo John Parker ha raccolto centinaia di testimonianze. "Marlon aveva una enorme carica sessuale, aveva bisogno di almeno una o due donne al giorno, ma tutta questa frenesia non era che un modo per... dimenticare il suo pronunciatissimo lato omosessuale...era molto attraente, aveva un magnetismo animale che incantava uomini e donne, ma in lui la componente femminile era assai spiccata e non ha maai detto di no a nessun uomo che lo abbia invitato nel suo letto." confermò l'attrice Maureen Stapleton e confermò un'altra delle sue compagne , Shelley Winters. Affermò l'attore Roy Scheider: "Era bello come un Dio, ma ha sempre sofferto a causa del grande contrasto fra il suo aspetto così virile e la sua grande sensibilità, un lato femminile del suo carattere che cercava sempre di nascondere. Era assetato di sesso..." Quando ebbe il primo ruolo di attore in "Un tram che si chiama desiderio", già conviveva con un uomo, tale Wally Cox. In un'intervista a Truman Capote affermò "Sono stato con un sacco di uomini, ma non mi considero omosessuale." Proprio i due rivali di Brando dell'epoca, James Dean e Montgomery Clift, erano ambedue omosessuali e James, prima di approdare al cinema, girò un film pornografico con altri uomini.Mauro Salucci©

d.8 I venerdì di Colombo.

"Nè di Venere, nè di Marte, non si sposa e non si parte." Non fu certo quel 3 agosto 1492 a fare paura a Cristoforo Colombo quando, trainato da imbarcazioni da boccacce a remi, risaliva il Rio Tinto per portarsi in mare aperto con le sue tre caravelle. Era un venerdì il 14 ottobre 1492 quando approdò all'isola di Guanahani che verrà da lui ribattezzata San Salvador. Poi una serie di incredibili coicidenze, tutte il venerdì. Sulla rotta del ritorno, altri erano i grattacapi dell'ammiraglio quel venerdì 29 gennaio 1493. Vi erano nella spedizione gravi problemi di insubordinaziione a bordo della Pinta dove il comandante non eseguiva più gli ordini col dovuto ossequio e con la necessaria prontezza. Inoltre la caravella Santa Maria era naufragata nei pressi dell'attuale Haiti. I viveri a bordo scarseggiavano. All'improvviso, proprio quel giorno abboccarono un tonno ed un pescecane enorme. Il 15 febbraio 1493 l'equipaggio percepiva la morte imminemte. Un mare di inaudita violenza si abbatteva sulle strutture delle caravelle. In fretta e furia venne scritta una pergamena in cui venne descritta la scoperta fatta e le rotte seguite. La pergamena venne chiusa in un barilotto catramato e protetta da cera, quindi gettata fra i flutti dell'oceano. ma improvvisamente (sempre di venerdì) il cielo si aprì ed anche l'orizzonte, dando vista dell'Isola di Santa Maria delle Azzorre. Altri eventi si ripetono il 22 febbraio 1493 e l'8 marzo 1493 fino al rientro a Palos il 15 marzo 1493 (un venerdì).Mauro Salucci©

d.9.Il cinema poliziottesco a Genova.

Nella foto. una bella inquadratura di Franco Nero nei vicoli di Genova all'epoca di "Il cittadino si ribella"(1974). Un periodo d'oro per la nostra città a livello cinematografico, che creò un filone alternativo a quello degli "spaghetti western", il genere poliziottesco. Seguirono titoli di successo, ultimo dei quali "Genova a mano armata" con una città decadente che ben si prestava ad inseguimenti e giustizia "faidate". In alcuni di questi films la Questura di Genova diede ...la disponibilità dei suoi uomini per figurare come comparse in questi film ed il risultato fu straordinario: baffuti calabresi alla guida di alfette mentre Nero, Maurizio Merli, Franco Gasparri sparavano dai finestrini delle auto in movimento. Roba da fare invidia a Sam Peckinpah, se è vero che Quentin Tarantino ha ammesso di essersi ispirato a questi polizieschi per il suo genere "pulp".Mauro Salucci©

d.10 . Nazisti a Genova. Josef Mengele.

Il 25 maggio del 1949 un uomo trentottenne ed affetto da strabismo di Venere è nel Porto di Genova a bordo dell'imbarcazione North King che sta salpando per l'Argentina.Il suo nome è Joseph Mengele, ufficiale superiore nazista, medico ricercatore di campi di concentramento. Con lungimiranza non si è mai fatto tatuare, come i suoi compagni SS, il gruppo sanguigno sul braccio. Questo confonderà più volte gli investigatori che gli danno la caccia in tutto il mondo.Mengele è giunto a Genova da Vipiteno, dove ha soggiornato per un mese nella pensione della Croce d'Oro. Qui è entrato in contatto con un certo Kurt che gli fornisce i documenti della sua nuova identità: Helmut Gregor. Con Kurt ed i nuovi documenti si reca presso la Croce Rossa di Genova dove fa richiesta di un passaporto internazionale. Nel capoluogo risede in Via Ricci nr. 3, nei pressi della Stazione Brignole in un appartamento privato. La storia assume dell'incredibile scoprendo che per un paio di giorni Mengele viene posto in cella a Genova per aver cercato di corrompere un impiegato. Naturalmente, sempre grazie all'intervento del misterioso amico Kurt fu rilasciato. Nella borsa che Mengele porta all'estero con se ci sono i suoi preziosi studi sui gemelli effettuati nei campi di concentramento. Quando apre i bagagli, presso l'Hotel des Immigrantes di Buenos Aires i funzionari doganali restano incuriositi da flaconi di sangue e documentazione medica del sedicente Helmut Gregor, di professione meccanico.Non sanno nè immaginano che quello che hanno davanti è il Dottor Morte di Auschwitz e lo lasciano passare... La fine per Mengele arrivò nel modo più semplice nel 1979 a Benticoga, una cittadina di mare del Brasile. Si butta per nuotare e muore colto da un infarto.Ha vissuto per decenni con le polizie di tutto il mondo alle spalle ed altre due volte risulta già morto, una volta addirittura giustiziato a randellate in Paraguay da alcuni sopravvissuti al lager che l'avevano riconosciuto...Mauro Salucci©

d.11. Il vigile.

Nel 1932, precisamente il 29 giugno, Arturo Falli, professione vigile urbano, fermo' in Genova l'auto che trasportava Vittorio Emanuele III e fece all'autista una contravvenzione. "Quando mi accadde questo, nonostante tutto, andai fino in fondo per il mio dovere, s'intende, poi ne ebbi paura, perchè temevo il peggio. Passai un mese a pensare alle cose più strane e non fu per nulla piacevole." Fatto sta che, per l'alto senso del dovere, tempo dopo ricevette un premio di 500 lire per questo motivo.Mauro Salucci©

d.12. Genova al quartiere di Marais.

Curiosa la storia della "Rue Portefoin" di Parigi, tutt'oggi esistente nel 3° arrondissement , nel quartiere di Marais. Una boccata di genovesità, se pensiamo ad altre vie, come Rue Brignole in onore dalla famosa famiglia qui trapiantata . La famiglia Portefoin è quasi certamente quella che lasciò nell'anno 1409 tutti i suoi beni nella Portofino occupata dai genovesi quando tutti i francesi dovettero abbandonare Genova. Da quel giorno in cui seguì i transalpini lasciando il... paese sul mare. la famiglia risultò far parte dell'alta borghesia parigina, in particolare nella magistratura locale. Sarà proprio un palazzo nobiliare del casato, eretto nel quartiere di Marais nel 1532, a dare alla via il nome di Rue Portefoin. Percorrendo a ritroso la storia della stirpe, le origini si perdono addirittura nell'anno 1168 (Archivio di Stato di Genova-Manoscritto nr. 520 di Ganduccio Libro I, pag 432), da cui veniamo a conoscenza che nel 1160 la famiglia nobile "Portofino" nel 1160 da Portofino venne a risiedere a Genova e nel 1168 Guglielmo di Portofino fu uno dei firmatari del Trattato fra Pisani e Genovesi. Spulciando nella Biblioteca Nazionale di Parigi abbiamo però contezza di un fatto: gli interessi con Genova non si interruppero. Troviamo una ricevuta dello scudiero genovese Jehan de Portufin il quale attesta un pagamento avvenuto a suo favore per i servigi prestati di 312 lire per ventiquattro balestrieri a cavallo che combatterono sotto contratto in Normandia nel 1379. L'ultimo Portofino di cui si hanno le tracce in Genova è nel 1634 ed è il nobile Gian Battista Bernardo di Portofino. Poi il silenzio.Mauro Salucci©

d.13. Un mandarino a Genova.

Il mandarino Sin-ho-hei fu inviato intorno al 1770 dalla Corte di Pechino in Europa per esaminare lo stato presente del continente. Giunto a Genova , Sin-ho.hei scrive al collega mandarino residente a Parigi Sciampi-pi: "Genova, da dove ti scrivo, non è una potenza; è una città alla quale fu dato il nome di repubblica...alcune navi mercantili compongono la sua marina e due o tre compagnie di Corsi formano le sue milizie...i genovesi non parlano, fischiano. Bisogna conoscere il linguaggio degli uccelli per conversare con loro. Ogni regione, ogni città d'Italia ha il suo dialetto, il quale non è capito che dagli abitanti del luogo; ma di tutti i dialetti che gli stranieri non capiscono quello di Genova è il più incomprensibile. I professori di lingue europee affermano che i Genovesi parleranno molto in avvenire, essendosi messi da parte una grande provvista di vocaboli; poichè da due mila anni che hanno l'uso della favella, si mangiano metà delle parole...La sola scienza che qui sia di moda è quella di accrescere la propria sostanza, e i Genovesi hanno fatto in questa parte dell'attività umana dei progressi così grandi che nessun'altra nazione d'Europa può illudersi di superare."" Inoltre, aggiunge per concludere che in Genova il motto della Repubblica "Libertas" viene utilizzato da una oligarchia ai propri scopi perchè solo "due o trecento cittadini hanno la libertà di tiranneggiare tutti gli altri." L'analisi del mandarino è spietata ed illuminante : le osservazioni sul modo di parlare genovese sono condivise da tutti i viaggiatori stranieri che visiteranno la città anche nell'800; ha da venire in pochi decenni la fine della Repubblica, Napoleone, i bombardamenti inglesi. Già lontani erano i fasti della grandezza della Repubblica Marinara di Genova. Quella che Sin-ho-hei visitò fu il fantasma di una città in totale decadenza .Mauro Salucci©

d.14. La storia del pesto.

La ricetta del pesto, così come lo conosciamo noi, non ha origini antichissime, risalendo in effetti alla metà del XIX secolo.
Ma questo condimento può vedere la luce solo se si pensa che la Liguria per tradizione, è la culla delle erbe aromatiche.
L’uso delle erbe aromatiche per i liguri è una tradizione che ha origini nel Medioevo, con abitudini differenti, in base alle categorie sociali: i ricchi condivano i loro banchetti con spezie ricercate, mentre i poveri la usavano insaporire minestre non troppo saporite.
Questa antica tradizione sembra abbia dato origine al pesto, condimento freddo ottenuto dal basilico, in dialetto Baxaicò e Baxeicò (dal latino basilicum). Questa pianta, di origine araba, vanta un curioso nome botanico: Ocimum basilicum, letteralmente erba regale.
Ma torniamo al pesto: la ricetta originale risalirebbe alla seconda metà del XIX secolo; il primo a citarla pare sia un noto gastronomo dell’epoca, Giovanni Battista Ratto nella sua opera, La Cuciniera genovese.
La ricetta è la seguente: “Prendete uno spicchio d’aglio, basilico (baxaicö) o in mancanza di questo maggiorana e prezzemolo, formaggio olandese e parmigiano grattugiati e mescolati insieme e dei pignoli e pestate il tutto in mortaio con poco burro finchè sia ridotto in pasta. Scioglietelo quindi con olio fine in abbondanza. Con questo battuto si condiscono le lasagne e i gnocchi (troffie), unendovi un po’ di acqua calda senza sale per renderlo più liquido”.
Nonostante la sua relativa giovinezza, questa ricetta sembra risalire all’evoluzione di una ricetta molto più antica, l’aggiadda (agliata), una salsa da mortaio a base d’aglio del XIII secolo e che veniva utilizzata per la conservazione di cibi cotti.
Ma non possiamo certo tralasciare una famosa leggenda che narra di un convento sulle alture di Prà (Genova) intitolato a San Basilio, nel quale un frate che viveva in quella dimora raccolse l’erba aromatica che cresceva su quelle alture (chiamata appunto basilium, in onore di san Basilio), la unì ai pochi ingredienti portatigli in offerta dai fedeli e, pestando il tutto, ottenne il primo pesto che man mano venne perfezionato.
Nel corso dell’Ottocento la pasta al Pesto non subì variazioni particolari e già a quell’epoca era considerata un cibo popolare.
Ma è probabile che il pesto originario subisse un’influenza molto più forte dal suo antenato: ovvero, che avesse molto aglio.
Questo fondamentalemente per due ragioni: l‘influenza arabo-persiana che dominò le salse di Genova dal Medioevo all’Ottocento, ma anche la predilezione e la “necessità” degli uomini di mare liguri per l’aglio, ritenuto quasi una medicina per i lunghi periodi a bordo.
Il Pesto infatti ha raggiunto una grande popolarità nel mondo anche grazie agli equipaggi delle navi mercantili o passeggeri che dal porto di Genova salpavano per destinazioni lontane: a La Boca, quartiere genovese di Buenos Aires, nelle città di mare degli USA.
(tratto da pastareggio.it- TUTTI I  DIRITTI RISERVATI)

d.15 . Zagor è nato a Genova.

Zagor è nato qui, a Genova, la città delle case torri, nel centro storico e nel suo disordine, una specie di giungla che visse nel medioevo per le sue stradine guerriglie urbane fra le famiglie, difendendosi continuamente da attacchi e guerriglie urbane. Ed eccolo allora Zagor - te - nay uscire dalla favolosa matita di Gallieno Ferri (Genova 1929 - Genova 2016). Ferri ave...va iniziato a lavorare come geometra ma aveva poi scoperto questo suo straordinario talento. Zagor, detto "Lo spirito con la scure" ha una storia commovente , perchè è un ragazzo che ha perso nella foresta la famiglia e qui, cresciuto da un vagabondo, impara ad amare gli indiani e diventa il giustiziere di Darkwood. Nel frattempo viene a conoscenza del terribile passato del padre, che era un assassino di indiani. Con il suo amico messicano ha così varie avventure, sempre a difesa dei poveri e dei deboli. L'ambientazione è accattivante e mischia sapientemente caratteristiche dei super eroi a western, avventura, una rivalutazione di un Tarzan americano da connotati originalissimi. Genovesi, persone che nell'anonimato quasi totale disegnano cose bellissime.Salucci Mauro©

d.16. Blu di Genova.

La tecnica della tessitura con colore blu indaco volgarmente detta jeans risale al sedicesimo secolo. Ne sono un esempio i drappi custoditi al Museo Diocesano di Genova, arazzi in tela "Blu di Genova" dipinti e decorati con pigmenti rigorosamente vegetali su supporti di canapa con tempera bianca. Incredibile la storia di questi manufatti, mediamente di quattro metri per tre con i quali nel XVI secolo si usava rifasciare l'Abbazia di San Nicolò al Boschetto in Valpolcevera. ...Questi pezzi, unici al mondo, vennero ereditati nel 1912 da privati che li misero in vendita tramite la casa d'aste Christie's di Londra battendoli nel 2000 per la cifra di 300 milioni di lire. Genova riuscì tramite il Ministero dei Beni Culturali a farli restare in città. Questi paramenti rientravano fra quelli definiti dalla storia dell'arte "apparati effimeri" per la loro caratteristica di venire utilizzati in occasioni di funerali o per decorazioni di chiese in occasione di eventi pasquali o natalizi. A quanto pare gli autori di queste opere erano lombardi, soprattutto della zona di Pavia, che si erano trasferiti a Genova. Esperti hanno rintracciato in queste tele ispirazioni del periodo con xilografie di Albrecht Durer. Viene da pensare ad un'arte minore. Può essere anche vero. Le 14 tele furono trasferite dal Boschetto alla parrocchia di Marassi in un periodo non definito, prima del 1874 , come riferisce l'Alizeri, poi presso l'Accademia Ligustica verso la fine dell'800, altre tappe fino al glorioso ricovero nelle sale di San Lorenzo.Mauro Salucci©

b.17. Una mummia a Pegli.

La presenza nel Museo archeologico di Pegli della mummia del sacerdote di Iside Pasherienaset ha una storia lunga ed interessante che collega la Genova industriosa che viaggia ad un evento importante dell'età moderna: la creazione del canale di Suez. Luigi Negrelli di Trento ebbe affidato dalla "Societè d'ètudes du Canal de Suez" il progetto d'attuazione che fu affidato a Robert Stevenson, il figlio del George che aveva inventato la locomotiva che a sua volta incaricò i fra...telli MacLaren, che avevano l'officina in Piazza delle Erbe a Genova, di occuparsi della produzione dei pezzi per locomotiva da portare a Suez. Questa gente molto pratica, giunta in Egitto, non si fece scrupolo di utilizzare migliaia e migliaia di mummie egiziane sepolte ed abbandonate nella sabbia come combustibile per le macchine e le locomotive, fra gli sguardi perplessi degli indigeni. Le mummie dei notabili erano quelle più richieste perchè intrise di olii essenziali e quindi di straordinaria resa. Questo fu l'approccio non solo di italiani genovesi ma anche di francesi ed austriaci alla creazione del taglio dell'istmo di Suez che alfine unì Africa ed Asia. La mummia in questione venne portata a Genova proprio dallo scozzese James MacLaren ed abbandonata in un'officina di Piazza delle Erbe. Il dottor Figari, un farmacista del Centro Storico che aveva il negozio nelle vicinanze acquistò la mummia abbandonata e trascorse varie notti a studiarla insieme al celebre dottore Luigi Mojon finchè, esauriti gli studi, la regalò al museo di Pegli dove finalmente riposa in pace...scampata ai camini delle locomotive.Mauro Salucci©

b.18. Mauro Salucci. Il sottopasso degli scongiuri.

 

Nell'angolo fra Piazza Matteotti e Piazza De Ferrari, a Genova, nel corpo di Palazzo Ducale, dove ora è un bar cremeria e mille altre cose, sulla sinistra, fino a qualche decennio fa, vi era un sottopasso. Nella foto visto salendo verso De Ferrari. Era detto il Sottopasso degli Scongiuri. Chiunque vi passasse, con le mani faceva gesti eloquenti.Probabilmente questa nomea derivava al sottopasso dal fatto che venisse percorso da familiari di detenuti nella Torre Grimaldina o di persone care di taluni che erano in attesa di grazia in procinto di un'esecuzione.

b. 19. Mauro Salucci. Anni 2000 . Da una pubblicità britannica: "Ideata nel 1853 per la Casa Reale dei Savoia da un famoso distillatore e profumiere, Stefano Frecceri, ACQUA DI GENOVA rapidamente divenne un tratto distintivo di ogni importante personalità dell'epoca e viene utilizzato in tutte Le Corti Reali Europee. ACQUA DI GENOVA è un antico gioiello che sa di diciannovesimo secolo, per coloro che sono in grado di apprezzarne la ricetta di una volta e la finezza di prodotto di altissima qualità, creato per il Re e per la Casa Reale. Un'Acqua di Colonia che , dopo 150 anni, conserva immutate le sue caratteristiche e mantiene il confezionamento originale, con bottiglie fatte a mano, con l'arte del mestiere, ancora oggi."(Traduzione di Mauro Salucci.)

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