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a.     Genovesi illustri di oggi e di ieri

 

a.1 Ignazio Marino. Una mente che il mondo ci invidia.

Ignazio Marino nacque a Genova, in Corso Italia, precisamente nel Palazzo del Tritone. Vi fu poi il trasferimento nel quartiere di Castelletto dove fece la scuola elementare presso l'ist. Maria Mazzini. Seguirono le scuole medie ed il Liceo Classico all'ist. Cristoforo Colombo. Poi il trasferimento nella Capitale. Il padre era un ingegnere navale dell'Ansaldo e nel 1981 si ammalò di un tumore al fegato. Questo evento segnò per sempre la sua vita e lo portò, dopo la laurea in Medicina, ad avere nel suo curriculum a soli 43 anni ben 350 sostituzioni di fegato, oltre a studi importanti e rinomati a livello internazionale per la creazione dell'animale transgenico, un animale capace di offrire organi da trapianto al genere umano. Fu una importante Università americana ad accorgersi di lui, quella di Pittsburg, grazie alla quale divenne uno dei massimi esperti del settore. Vogliamo ricordarlo così, un orgoglio genovese ancor prima della sua elezione a spron battuto quale sindaco di Roma. Un medico genovese che, come è nello stile della sua gente, salvò tante vite senza clamori. Mauro Salucci©

 

a.2 Giovanni De Toni. Un salvatore di fanciulli dalla volontà di ferro.

Quel giorno di ottobre 1942 arrivò a Genova Principe con due valigie. Si chiamava Giovanni De Toni ed era stato scelto, appena quarantasettenne, dal senatore Gaslini per dirigere l'ospedale nato appena quattro anni prima.Lasciò moglie e figli a casa, che poi lo raggiunsero. Uno dei due figli morirà ucciso dalle bande nere nei pressi dell'istituto. Quest'uomo metodico e severissimo, fece divenire l'Istituto pediatrico Gaslini uno dei primi in Europa ed il primo in Italia. Seppe trarre  gli insegnamenti  colti all'estero, quando volle applicare in Italia i metodi di organizzazione dell'ospedale Santa Giustina di Montreal. Prese subito una camera all'albergo Eden di Nervi, dove soggiornava anche Gilberto Govi, col quale alla sera giocava volentieri a carte. Pretese subito molto dagli studenti e dal personale che lo seguiva a Genova, portando ad otto ore quotidiane i tempi di studio e sperimentazione per tutto il personale. Fece preparare delle vetrate attigue alle aule di lezione per consentire di verificare "de visu" sui piccoli pazienti le malattie e gli esiti patogeni.Presto questa ferrea determinazione diede i suoi frutti e lo portò a scoprire la sindrome denominata De Toni - Fanconi - Debrè che aprì in tutto il mondo nuove porte alla ricerca sul rachitismo renale e la malattia Roske - De Toni -Caffey, una patologia infantile delle ossa. Il direttore costringeva chi lo circondava e voleva lavorare con lui a vivere praticamente in clinica. Quello che non fece mancare mai, fu un sorriso ai piccoli ospiti dell'ospedale. Morì a Genova nel 1973, dopo avere scritto almeno 400 pubblicazioni che divennero la linfa vitale per la medicina pediatrica mondiale di fine secolo.Mauro Salucci©

 

a.3 Cristoforo Colombo ed il codice latino Excerpta ex Ptolaemeo.

Nella foto, il globo terrestre e le terre conosciute prima della scoperta dell'America, secondo il codice latino Excerpta ex Ptolaemeo (Metà del Quattrocento, custodito presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano). La data di nascita di Cristoforo Colombo viene fatta risalire all'estate del 1451, nascita avvenuta con ogni probabilità nella casa dell'Olivella dove il padre era anche custode della porta. Nel 1470 o poco dopo la famiglia si trasferi' a Savona e Cristoforo "prese il largo " iniziando a navigare. A Lisbona e comunque in Portogallo visse  otto o nove anni in compagnia del fratello Bartolomeo. Si mantennero ambedue  sia fabbricando carte nautiche e globi, sia, nel caso di Cristoforo, svolgendo attività di agente di case commerciali genovesi. In quegli anni solco' a bordo delle imbarcazioni portoghesi le vie marittime dell'Atlantico, quelle della Guinea e delle Azzorre, mari completamente differenti da quello Mediterraneo, con escursioni pesanti di marea e , soprattutto, di navigazione in alto mare senza vista della costa. Nel periodo portoghese ampliò enormemente le sue conoscenze nautiche. Il trasferimento di Cristoforo in Andalusia, visto che il re del Portogallo aveva già respinto il progetto del suo viaggio di scoperta, avvenne nel periodo del.1485. In questi anni Cristoforo peregrina in tutte le città seguendo la Corte di Castiglia nei suoi spostamenti. Eppure, Colombo non dovette superare tentennamenti di tipo tecnico, essendo già all'epoca accettata dagli studiosi l'idea della rotondità della terra . Il vero ostacolo nell'accontentare quello straniero che nessuno conosce, ormai soprannominato "il portoghese" era per la Corte di Castiglia la lotta di quel periodo contro i musulmani, che aveva stremato le casse dello Stato. Ma Colombo aveva un asso nella manica, i banchieri genovesi ma soprattutto quelli fiorentini che operavano in Spagna...Mauro Salucci©

 

a.4 Renzo Piano ragazzo di bottega.

Renzo Piano concentra in se tutte le qualità dell'antico genovese. Semplicità, fede nel duro lavoro che ripaga sempre e che deve partire dall'esperienza di bottega. Nato a Pegli nel 1937, lo ricorda sempre nelle sue interviste. Il suo primo maestro fu il padre, poi l'ingegnere ed architetto Pierluigi Nervi, poi l'ingresso al Politecnico di Milano che gli fece conoscere Franco Albini.  """Andavo da Albini alle nove della mattina e ci stavo tutto il giorno.  Tiravo righe da lui, disegnavo, l'accompagnavo. L'accompagnavo il sabato a Genova, perchè lui stava finendo la risistemazione di Palazzo Rosso. Erano gli anni sessanta: gli facevo da autista...passavano ore di silenzio. era un maestro di silenzi." Poi in Francia, dove vinse un concorso aperto a 681 partecipanti per la realizzazione di quello che diverrà il Beaubourg, nel quartiere di Parigi delle Halles, gli antichi mercati ortofrutticoli. poi lo stadio di Bari, il Porto Antico di Genova, la ristrutturazione del Lingotto e tanti altri. Il 17 giugno del 1998 il premio Pritzker, il Nobel dell'architettura, consegnatogli da Bill Clinton , ma l'elenco dei suoi successi è molto più lungo. La mossa più importante, la creazione di una fondazione  finanziata con un terzo dei quattrini del bilancio di fine anno. """Dato che ho il senso di colpa  di non aver mai insegnato, finanziamo ogni anno otto studenti che vengono sei mesi qui a Vesima o a Parigi e stanno a bottega. E stare a bottega è importante...""" Sulla brutta architettura, si è fatta """...perchè gli architetti scelti dai regimi democratici sono sempre stati scelti in funzione tattica per avere a disposizione persone obbedienti e teleguidabili...""" (nota: le parti virgolettate sono tratte da un'intervista a Mario Paternostro del 1998)Mauro Salucci©

 

a.5 Angelo Branduardi, menestrello genovese.

Nel 1953 Angelo Branduardi, a soli tre anni, si trasferi con la sua famiglia milanese a Genova, nel Centro Storico, in Via della Maddalena 19/5. Racconta di quel periodo « Noi a Genova abitavamo nel quartiere pittoresco dell'angiporto – cioè contrabbandieri e prostitute – e non eravamo di certo una famiglia ricca. [...] Mia madre non ha mai chiuso la porta di casa a chiave, nonostante sotto di noi ci fossero due fratelli che entravano e uscivano dalla galera. ».Solo due anni dopo, a cinque anni, iniziò a suonare il violino sotto l'insegnamento del Maestro Augusto Silvestri, musicista molto stimato e a soli undici anni entro' a fare parte dell'orchestra del Maestro. Nel 1962 Branduardi cambiò casa e si trasferì a Marassi, in Via Masina 11/1 e si iscrisse al Conservatorio di Genova, uscendone dplomato a soli 16 anni. Un vero e proprio record mai piu' eguagliato.Sempre a Genova si diplomo' presso l'Istituto Tecnico per il Turismo.Mauro Salucci©

 

a.6 Gugliemo Embriaco Testa di Maglio

L'esercito cristiano che partì per la Crociata bandita dal pontefice francese Urbano II° a Clermont il 27 novembre 1095 giunse quattro anni dopo sotto le mura di Gerusalemme. Quattro anni di saccheggi, battaglie  impervi sentieri a piedi attraversando l'Europa Centrale, poi i Balcani, ed arrivare infine in Libano attraverso l'Armenia. Un'altra spedizione aveva percorso gli stessi sentieri, con anticipo, quella dei miserabili  guidati da Pietro l'Eremita. Forse duecentomila uomini in totale erano partiti e giunti all'obiettivo, quattro anni dopo, trovarono una situazione logistica difficile. Tutti i pozzi intorno alla città erano stati avvelenati dal governatore Iftikar ad Daule. Il kasmin, vento insopportabile  a cui i crociati non erano preparati, infiltrava la sabbia del deserto nelle palpebre, rendendo impossibile respirare, bere l'acqua imputridita. Nel giro di breve tempo , rimasero sul posto circa quindicimila uomini costretti ad attingere acqua nel Giordano. Sporadici attacchi alle mura da parte dei pur volenterosi vennero ricacciati  a breve. Fu un genovese, Guglielmo Embriaco  a cambiare il corso della storia, nella circostanza, quando con sei navi giunse al porto di Giaffa, a trenta chilometri dal luogo di battaglia, con le idee molto chiare sul da farsi. Il convoglio portava acqua potabile, farina e chiodi, oltre a forze fresche. I genovesi, giunti sul teatro di guerra, costruirono utilizzando i legnami delle imbarcazioni, strutture modulari assemblabili dalla notte al giorno che trovarono impreparate le difese armate delle mura, le quali dal loro canto vantavano, per scongiurare gli attacchi, il "fuoco greco", una miscela di salnitro, derivati della nafta , solfo e calce viva da lanciare sulle strutture durante l'attacco. Gugliemo Embriaco, molto informato, fece montare sulle strutture da attacco  pelli di animale imbevute di aceto che avrebbero protetto il legno dagli attacchi "chimici" . Così fu. Era il 14 luglio 1099 quando le sentinelle di Gerusalemme videro levarsi come per magia torri in legno corazzate. Poi venne aperto un punto nella cinta muraria che consentì l'accesso alle truppe . Guglielmo Embriaco fu nell'occasione un elemento trainante per le truppe. In armatura, munito di spada ed ascia, guidò quell'esercito multilingue all'interno di Gerusalemme. Nessuno venne risparmiato, si parla di settantamila vittime. Nel primo pomeriggio della giornata all'interno delle mura non si riusciva a transitare a causa dei cadaveri o di quello che restava dei resistenti, fossero loro ebrei, musulmani, donne uomini o bambini. Gli unici che vennero salvati furono il governatore Iftikar e persone a lui vicine. La storia non ha mai dato ad Embriaco un giusto riconoscimento per il suo apporto determinante nella vicenda, sia nell'opera storica di Steven Runciman che appena lo cita in due righe che nell'importante testo storico del tedesco Johannes Lehmann "...giunse la notizia dell'arrivo a Giaffa di una flotta cristiana di sei navi, cariche di viveri, chiodi, bulloni e funi: più o meno per caso ecco dunque la salvezza.".Mauro Salucci©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sito in lavorazione"Roma uno die aedificata non est"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

a.7 Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe

Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe, svolse gli studi di filosofia e medicina in Pavia. Giunto a Genova dopo un soggiorno a Milano, conobbe Maria Drago con la quale si unì in matrimonio e visse nella casa di Via Lomellini. Ricoprì a Genova varie cariche importanti. Da ricordare che fu tra i pochi medici a rimanere durante il colera del 1835, quando tutti i suoi colleghi avevano abbandonato la città. Giacomo non fu mai in pieno accordo con il figlio Giuseppe circa il modo rigoroso di esporre le proprie idee politiche, ma mai gli fece mancare il suo sostegno morale ed economico. Fu medico personale e amico del marchese Gian Carlo Di Negro, aiutò Jacopo Ruffini, avvocato a laurearsi in Medicina, è sepolto nella chiesa di S.Nicola, entrata destra, sul pavimento.Mauro Salucci©.

a.8. Giacomo Chiossone ed il grande incisore giapponese di gru imperiali. (dedico questo brano al mio compianto Professore Gildo Fossati, maestro di Storia d'Arte Orientale e patriota)

Il marchese Gian Carlo Dinegro fu assai conosciuto nell'Europa del 1800 per il suo amore per gli artisti. Sposo' la poetessa Camilla Olimpica, ospito' ed ebbe a cena nella sua villetta gente come Flaubert, Madame de Stael, Chopin. Alla sua morte, nel 1857, la villetta venne venduta per lire 170.000 al Comune di Genova, che vi insedio' la raccolta d'arte orientale ricevuta in donazione dall'incisore e pittore Edoardo Chiossone. La raccolta era composta da oltre 15.000 pezzi unici originali di spade, vasellame, terracotte, pitture collezionati nel corso di una vita da questo straordinario personaggio di cui, a torto, si sa pochissimo. Pittore di grande qualita', lascio' la Liguria prima per Londra, poi per il Giappone, in cui visse a lungo e di cui fu un grande conoscitore. Amo' il Giappone e il Giappone amo' lui, tanto da farne un pittore di corte, con esecuzione di ritratti di imperatori e principi, cosa questa inusuale per i tradizionalisti giapponesi. Resta il museo d'arte Orientale di Genova a suo ricordo e l'innesto all'interno della bella villetta ne fa un caso forse unico in Europa di collezionismo . Chiossone, quando torno' in Genova, porto' con se un carissimo amico che divenne per lui una specie di fratello, il pittore giapponese Hiroshighe. Questo pittore era un discendente di altro Hiroshige, un mercante che nel 1600 porto' a Genova i semi del nespolo, qui si ammalo' e mori' in un convento dei Gesuiti nel 1627....questo per raccontare cosa accadde nel 1989, quando il Comune di Genova organizzo' una mostra di arte giapponese all'interno del museo nella villetta. In quei giorni, un tassista di Piazza Corvetto con capacita' di medium, privo di nozioni di storia dell'arte, disse di avere piu' volte incontrato nei turni di notte un anziano giapponese elegantemente vestito con un kimono accompagnato da una gru dal becco rosso. Interpellatolo, in stato di trance, il vecchio avrebbe sostenuto di essere il mercante Hiroshige di Yohohama e di essere li' per celebrare il suo discendente amico del Chiossone, magnifico incisore di gru imperiali, Mauro Salucci©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

a.9. Paganini e le relazioni sentimentali.

Niccolò Paganini collezionò in Italia ed Europa innumerevoli relazioni sentimentali con donne spesso molto più giovani di lui e sovente queste relazioni furono interrotte proprio dai genitori della ragazza. Il primo scandalo è all'età di trentadue anni, proprio a Genova, quando si accoppiò con la ventenne Angiolina Cavanna, la portò con se a Parma dove, stufatosi, la abbandonò. Il padre della giov...ine lo denunziò per "ratto e seduzione di minore". Anni dopo una nobile, Hélène von Dobeneck lasciò per lui il marito, un nobile barone. Dopo i primi sussulti il musicista la lasciò e lei entrò in convento.A Londra, nel 1834, si invaghì di Charlotte Watson, una cantante diciottenne con la quale progettò una fuga, ma il padre della ragazza chiamò i giornalisti che sbatterono il mostro in prima pagina facendo scandalo in tutta Europa.Mauro Salucci©

a.10. Gilberto Govi.

L'artista Virgilio Talli lo esortò: "Continuate. Voi dovete continuare. Voi dovete creare il teatro dialettale genovese, dal momento che Genova è l'unica grande città d'Italia a non averne uno proprio...."" Così fu, perchè nel 1914 Govi fondò la Compagnia Dialettale, che ebbe successi non solo in Genova ma anche in altre provinc...e e nelle riviere. Si sa che quella genovese è una mentalità scorbutica, chiusa al cambiamento. Nel giro di poco tempo l'Accademia Filodrammatica, con sede in Stradone Sant'Agostino gli intimò di cessare di recitare in dialetto, pena l'espulsione dall'Accademia. Govi rispose piccato, dicendo che sarebbe rientrato dalla porta principale, a testa alta. Seguirono un successo dopo l'altro, in tutta Italia ed anche in Sudamerica, dove grazie alla enorme capacità gestuale il pubblico impazziva per le sue esibizioni e, di tanto in tanto, il ritorno a Genova, a testa alta, riempiendo i teatri Nazionale o il Margherita. Nel 1916 aveva sposato Rina Gajoni, che rimase la sua compagna di scena. Pare che nel corso degli spettacoli in Genova, giusto per fare un dispetto a quelli della Filodrammatica, nel momento di finire la commedia con un bacetto , facesse attardare l'omino delle funi prodigandosi con la moglie in un bacio prolungato.Fu anche questo il suo modo di prendere una rivincita.Mauro Salucci©

a.11. Giuseppe Verdi e  l'amata Genova.

Il 29 settembre del 1900 un uomo abbracciava un suo amico, tale De Amicis, alla Stazione Principe. Non tornerà mai piu' a Genova, dopo quasi sessant'anni di frequentazioni. Giuseppe Verdi mori' il 27 gennaio del 1901 lontano dalla sua Genova che aveva eletto come sua residenza invernale. Pensare che, nel gennaio 1841, mentre cenava con brodo di trippa in via San Sebastiano , una delle sue prime prove al Carlo Felice fu un insuccesso. La morte gli aveva appena strappato sia i... due figli che la moglie. La nuova compagna Streppioni lo seguì nei suoi soggiorni invernali a Genova, che divennero puntuali, prima nella casa di Carignano poi in quella del Principe. Prese subito tutte le abitudini del borghese genovese: tutte le mattine passaggio all'edicola di via Roma, poi controlli dell'ora presso l'orologio del teatro Carlo Alberto (era un collezionista di orologi da tasca e ne portava quattro per volta). Poi, acquisto dell"affettato" e puntatina alternativamente a Klainguti o Romanengo per il dolce. Ci fu chi lo vide avvolgere lattughe fresche in fazzoleti di seta ed al pomeriggio ridacchiare al teatro delle Vigne per gli spettacoli di marionette ed infine la passione per il pittore Nicolò Barabino. Anche l'impenetrabile cucina della casa di Genova si adeguò come menu': predilezione per il cappon magro, ravioli, gnocchi e pesto. Di Genova amo' soprattutto l'estrema riservatezza della gente, che ricambiò sempre con il suo grande rispetto.Mauro Salucci©

a.12. Vito Elio Petrucci, un vero genovese.

Vito Elio Petrucci, mancato nel 2002, fu un vero conoscitore di Genova, in particolare di quella ruggente. Diplomato all'Istituto Tortelli iniziò a scrivere spettacoli teatrali, collaborazioni su quotidiani,. Un maestro nelle descrizioni della Genova che fu, del suo dialetto e della sua gente. Chiamato più volte a Roma per programmi televisivi, sempre si rifiutò di allontanarsi dalla sua terra e fino all'ultimo continuò a coltivare le sue passioni proseguendo nel suo lavoro d...i tutti i giorni come funzionario e dirigente INPS. Inoltre la passione per la scultura e la poesia, l'umiltà dei grandi, con 52 titoli pubblicati . La sua passione era andare nelle scuole ad insegnare ai giovani il genovese ricordando loro che "L'unica difesa dell'uomo contro le calamità e le avversità è il lavorare sodo. Nel lavoro c'è la creatività che ti dà la carica e ti permette di affrontare la vita sorridendo...".Mauro Salucci©

a.13 . Edoardo Firpo. Anima lieve.

Incredibile ma vero. Il nostro poeta Edoardo Firpo nacque il 20 aprile 1889, lo stesso giorno di Adolf Hitler in Genova Piazza Colombo 1. Poeta di rara lievità, perlopiù ingiustamente sottovalutato.Nel 1500 , dove ora si trova Piazza Colombo, le Famiglie Grimaldi e Pinelli fecero erigere i loro signorili palazzi , circondati da lussureggianti giardini ed orti. Nel 1800, l'illuminato Carlo Barabino intese utilizzare l'area per costruire palazzi dove ospiitare i disgraziati abitanti di via Pre', ma Barabino mori' improvvisamente e furono costruiti palazzi nobiliari. La fontana centrale, del 1643, attingeva direttamente dalla fonte dell'Acquasola e veniva utilizzata per rifornimento delle navi, per abbeverare le bestie da soma ed i galeotti. Preziosa fu sempre la presenza di questo abbeveratoio per i "besagnini" ed i loro animali da traino, che qui sostavano dopo avere rifornito il vicino Mercato Orientale.Nel corso della seconda guerra mondiale, la piazza era detta "9 febbraio" in memoria delle 134 vittime del bombardamento inglese del 1941.. Questo episodio è ricordato da una lapide murata in facciata all'edificio civico 3.Tornando al nostro Fripo, oltre che poeta , fu un disegnatore ed un accordatore di pianoforti. Morì in miseria, lasciandoci capolavori di straordinaria intensità: "Quando alle belle mattine limpide di primavera che lungo le spiagge marine par una farfalla ogni vela; e il sole inonda di luce l'anima,  il mar, le campagne, e paion sospese nell'aria con le nubi le montagne; l'antico dubbio mi torna; sarà proprio vero che un giorno si spegnerà tutto per me? " Mauro Salucci©

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