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h.1. La Giunsella. Profumo di mare.

In nessun posto come a Sampierdarena si mangiava bene in quel del genovese, almeno fino agli inizi del '900. Nei rioni Coscia, Campasso, Canto, Belvedere e Promontorio ad ogni angolo sorgeva un ristorante od una trattoria. Al ristorante Giunsella, organizzato con una palafitta sul mare, nei giorni che precedettero la partenza da Quarto il maggio del 1860 mangiò Garibaldi con alcuni suoi fidi. Una garanzia, se pensiamo che il Generale era un fine conoscitore ed amante della cucina genovese, delle bettole del centro storico,  adoratore del minestrone, dello "stockfish" e di tutte le pietanze della tradizione. Ma il locale era oggetto di visita anche di D'Annunzio, Lorenzo Stecchetti, Nino Gotta, Ercole Rivalta che avevano stretto amicizia con il proprietario Checco Liberti, un vero sampierdarenese. L'ingresso era vicino al Comune ed al Salvamento, in Via Colombo, oggi Via Sampierdarena. La specialità era il pesce appena pescato. Dalla veranda a picco sul mare era possibile vedere i pescatori che tiravano a riva le reti. La specialità della casa, manco a dirlo, era il pescato fresco: riso al nero di seppia, orata e branzino, scampi, spaghetti alle vongole e fritture. Ciò  che arrivava in tavola aveva ancora  il sapore particolare di mare che il genovese intenditore chiama "arxillu". Il direttore del Secolo XIX, il mitico Gandolin, celebrò il locale a modo suo, come solo lui sapeva fare, scrivendo "Tutti i pesci del ligure mare son venuti davanti al Giunsella col proposito assai naturale di saltare dal mare in padella." Mauro Salucci©

h2. Sopra Villa Scassi

Passeggiando sulle alture di Sampierdarena, alle spalle di Villa Scassi ed in prossimità dell'Ospedale sarà capitato di giungere sotto ad un arco stranamente isolato, senza pensare che l'autore fu un grande architetto di Perugia, Galeazzo Alessi. Proprio lui si prodigò nella lavorazione di Villa Scassi, con il suo mirabile Palazzo della Bellezza, poi a Genova con la Chiesa di S. Maria di Carignano, Palazzo Brignole e Spinola. Poi in Lombardia, a Milano, col Palazzo Marino. ...L'arco venne lasciato intatto per rispetto al suo artista nell'anno 1911, quando vennero iniziati i lavori del nuovo ospedale, che teminarono nel 1915. Il lato mare della delegazione di Sampierdarena rimase collegato con l'Ospedale tramite Corso Roma, che poi venne nominato Corso Scassi. Il popolo sampiedarenese, a ricordo del sacrificio dell'arte in ragione dell'importanza di un'opera pubblica come quella ospedaliera, il primo maggio di quell'anno pose a ricordo una lapide di marmo sull'arco.Mauro  Salucci ©

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